25 novembre 2020 | Giornata internazionale di contrasto alla violenza sulle donne
Riceviamo da “Se Non Ora, Quando? –Cremona”, Comitato Cremonese “Io accolgo” e Tavola della Pace di Cremona: Sono quasi 7 milioni le donne italiane che nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di violenza, fisica o sessuale. Nel nostro paese ogni tre giorni una donna viene uccisa. Donne uccise da mariti, fidanzati, spasimanti, vittime di uomini violenti. Sono numeri che dimostrano che si tratta di un fenomeno strutturale, profondamente radicato nella nostra società. L’emergenza sanitaria COVID purtroppo ha esasperato il fenomeno, lasciando le donne sempre più sole ad affrontare la violenza maschile.
A ciascuna delle donne uccise vogliamo dedicare il nostro ricordo, perché non vengano dimenticate. E alle tante donne violentate, maltrattate, vittime di stalking vogliamo far giungere la nostra solidarietà. Nella giornata che l’ONU ha voluto dedicare al contrasto alla violenza sulle donne vogliamo ricordare le donne migranti, che purtroppo rappresentano la popolazione femminile più esposta alla violenza.
Come dichiarato dalla UNHCR (agenzia ONU per i rifugiati), la maggior parte delle donne che dall‘Africa s’incamminano verso l’Europa spesso scappano da violenze che subiscono nel loro paese, poi subiscono violenze nelle traversate, nei centri di detenzione in Libia, sulle imbarcazioni che le portano in Italia. L’Europa e l’Italia potrebbero rappresentare un porto sicuro. Potrebbero. Ma, appena sbarcate, molte donne migranti vengono costrette a prostituirsi fin dai primi passi sul suolo italiano.
La condizione delle donne migranti è peggiorata dopo l’approvazione del decreto sicurezza 2018, che ha cancellato la protezione umanitaria e limitato l’accoglienza: meno risorse, minore attenzione al supporto psicologico. Il fenomeno è sottovalutato: le donne spesso non denunciano le violenze, per sfiducia nelle autorità, per paura di essere colpevolizzate, per il timore di conseguenze (le madri, ad esempio, spesso non denunciano le violenze per il timore di essere allontanate dai propri figli).
In particolare, un recente studio internazionale segnala che la sottovalutazione del fenomeno può limitare fortemente l’accesso alla protezione internazionale e ai servizi di supporto per uscire da situazioni di violenza.
L’emergenza sanitaria in corso, la crisi economica e il clima politico e sociale conflittuale non devono fermare il contrasto alle discriminazioni e la promozione dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione Italiana e dal diritto Europeo e Internazionale.