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“Quale carcere possibile?” I’incontro all’Astra

CSV Insubria CO2025-09-18T12:03:45+02:00
Pubblicato il
18/09/2025
Di CSV Insubria CO
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Lo scorso 11 settembre il Cinema Astra di Como ha ospitato la visione del film “Benvenuti in galera” a cui è seguito un dibattito sulla situazione del carcere a Como dal titolo “Quale carcere possibile?”

L’incontro si è tenuto nell’ambito del progetto Link-ed-In. Tessere legami per favorire inclusione 2023-2025″. L’intervento è realizzato nell’ambito delle iniziative promosse nel quadro della Politica di Coesione 2021-2027 ed in particolare del Programma Regionale cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo Plus. Grande forza di LINK-ed-IN è la rete di enti istituzionali e del terzo settore che stanno lavorando in maniera sinergica rendendo possibile l’attivazione dei diversi percorsi e sostegni.  

Questo il racconto delle testimonianze dei relatori

«“Benvenuti in galera” è un film molto bello ma descrive una realtà completamente diversa da quella di Como e del carcere in generale. Bollate è un’eccezione» così inizia il suo intervento Teresa Somma, funzionario giuridico pedagogico presso il carcere del Bassone. Dopo la visione del documentario che racconta un esempio virtuoso di reinserimento sociale attraverso il lavoro, le parole di Teresa Somma sono una doccia gelata per chi non conosce già la realtà della Casa Circondariale di Como. Un carcere che soffre un enorme disagio per il sovraffollamento. «A fronte di una capienza che dovrebbe essere di 220 detenuti – continua Somma – attualmente ne accogliamo circa 450, più del doppio. Da un lato un così grande numero di detenuti, dall’altro il personale carente».

Una popolazione carceraria molto variegata, quella di Como. Ci sono una sezione maschile, una femminile e una piccola per i transgender. La stragrande maggioranza dei detenuti è di origine straniera, molti sono senza documenti, una condizione che rende ancora più difficile aiutarli. Ma anche gli italiani faticano a trovare opportunità di lavoro sul territorio.

I numeri sono ridotti all’osso sia per il personale di polizia penitenziaria che non riesce a far fronte alle situazioni che si creano, sia nell’area rieducativa-trattamentale: «Qui l’organico previsto è di sei persone (che dovrebbe occuparsi di 200 detenuti) e in realtà siamo in tre – rimarca Somma –  Le opportunità di lavoro scarseggiano, garantire a tutti di essere seguiti nel reiserimento diventa difficile. Le attività non sono possibili, gli spazi scarseggiano. È una realtà che soffre e che accoglie il disagio del comasco, dal territorio infatti arrivano al Bassone persone che soffrono di disagi psichici perché non si sa dove metterle».

«Faccio questo il lavoro da solo un anno – racconta ancora Teresa Somma – ma ho visto la differenza tra un detenuto inserito in un’attività o in un lavoro e quello a cui non viene data alcuna opportunità. Anche chi crea problemi quando ha l’opportunità di intraprendere un lavoro cambia. Perché il lavoro dà dignità. C’è bisogno che qualcuno creda in loro che gli venga data un’occasione. L’obiettivo non è solo creare percorsi interni, ma far sì che possano continuare anche all’esterno. Attualmente ci sono poche attività, tutte accolte positivamente. Il percorso lavorativo per diventare un tecnico cablatore elettricista che si svolge attualmente, per esempio, ha insegnato un nuovo mestiere, ha permesso di far guadagnare, qualcuno è stato assunto a tempo pieno. L’aiuto del contesto comasco che crea possibilità è fondamentale».

L’azienda privata MekTech, la Cooperativa Sociale di Solidarietà Ozanam di Saronno e la cooperativa Homo Faber danno opportunità lavorative, ma non sono sufficienti, vista l’enorme popolazione carceraria del Bassone. Anche il Centro di servizio per il volontariato, Cooperativa Lotta contro l’emarginazione, l’associazione Comunità Il Gabbiano, da anni lavorano con finanziamenti, soprattutto regionali, per portare attività all’interno del carcere.

«A Como i nostri progetti sono finalizzati a far incontrare il carcere e la città – racconta Laura Molinari agente di rete del CSV  Insubria, responsabile progetto “Link-ed-In. Tessere legami per favorire inclusione” – non abbiamo un ristorante di lusso ma cerchiamo di creare un ponte ogni giorno. Con il Centro diurno, nelle sezioni maschile e femminile, offriamo un servizio socio-educativo con percorsi dedicati alle persone più fragili con disagio psichico o dipendenze, spesso giovanissimi. L’altro progetto che realizziamo è “Link-ed-In. Tessere legami per favorire inclusione”, accompagnamento al reinserimento sociale per persone detenute e in misure alternative. Proviamo a ricucire gli strappi nelle esistenze delle persone che partecipano ai progetti, a costruire relazioni con i compagni di detenzione, con le loro comunità e famiglie, con i servizi territoriale. Per questo serve una moltitudine di fili come in un tessuto. Uno di questi è l’accompagnamento all’inserimento lavorativo, con corsi di formazione professionale e tirocini. Per le persone che non sono ancora pronte c’è l’Orto sociale a Sagnino, un luogo prelavorativo dove si svolgono attività risocializzanti. Un altro filo colorato e creativo è il servizio di rammendo creativo FiloDritto che potenzialmente coinvolge tutti noi che abbiamo un capo da aggiustare e che possiamo inviare al laboratorio di sartoria del Bassone. Csv sostiene i volontari accompagnandoli nelle loro attività e affiancandoli ad operatori esperti. C’è poi il fondamentale lavoro di tessitura della rete: con L’Ufficio di esecuzione penale esterna, le cooperative sociali, mediatori, avvocati esperti in migrazione, il Centro per l’impiego, servizi sociali e per la famiglia, le comunità di accoglienza, alcune parrocchie e i dormitori. Per fare giustizia serve una rete di sostegno alla persona, serve creare un luogo da cui ripartire.

«Il carcere è un’istituzione totale, e le istituzioni totali come le apri le riempi – sono le parole di Cecco Bellosi – il problema sono le istituzioni totali e il carcere è la più emblematica. Che cosa ha favorito il sovraffollamento del carcere? Una tendenza della società a rinserrarsi sempre di più in se stessa con questo maledetto tema della sicurezza, è giusto pensare di avere anche ma non al punto di voler vedere le persone sparire dalla società. Penso a quelle centinaia di ragazzi con problemi psichiatrici che non dovrebbero finire in carcere ma dato che disturbano la cosiddetta “buona società” riempiono le carceri lombarde anche di Como. Il carcere è diventata una discarica sociale, dove si raccoglie la povertà e la miseria. Questo è grave. Con una società che è sempre più staccata dal carcere, sono all’estrema periferia della città perché non vengano raggiunti».

«Ricorderemo con una cena collettiva a Morbegno un giovane che da minore è stato ospite nella nostra comunità per minori. Divenuto maggiorenne è stato portato a San Vittore dove è morto bruciato lo scorso anno. Da minore aveva incompatibilità con il carcere per problemi psichiatrici. Da adulto non gli è stata riconosciuta era la stessa persona. Questo succede nelle carceri “bolgia” afflitte da un demenziale sovraffollamento.  In Lombardia ci sono quasi novemila detenuti di cui oltre 4500 insistono su Milano e Monza, un sovraff assoluto, favoriti ingressi dalle leggi carcerogene di diversi governi: la Iervolino Vassalli sulle droghe (la legge precedente considerava il toss un malato); la Bossi-Fini sui migranti basta non avere un docu per entrare in carcere; la più carogna è la ex Cirielli che prevede un aggravamento della situazione delle pene per i recidivi e un trattamento di favore per gli incensurati. Tradotto in pratica vuol dire che toss, ladruncoli, reati minori sono ogg recidivi e quindi non hanno diritti, un colletto bianco che commette un reato grave ha diritto a trattamenti di favore. A me piacerebbe che l’Orto di Sagnino diventi un luogo in cui cittadini vanno per i prodotti buoni con coltivazioni biodinamiche e per apprezzare quello che avviene anche all’interno del carcere. Pietre di scarto che diventano pietre d’angolo. Non possiamo produrre per misericordia, dobbiamo produrre cose buone, di qualità perché altrimenti il reinserimento diventa sbagliato».

 

#TAG: Como  CSV - Si parla di noi  

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