“La situazione dei diritti umani nel mondo”: il rapporto 2024-2025 di Amnesty International
Il Rapporto 2024-2025 di Amnesty International “La situazione dei diritti umani nel mondo” (pubblicato in Italia da Infinito Edizioni) descrive la situazione dei diritti umani in 150 stati e sottolinea l’insinuarsi di pratiche autoritarie e le feroci repressioni contro il dissenso.
Stando alle evidenze riscontrate nel rapporto:
- i primi 100 giorni del presidente Trump hanno intensificato la regressione globale e tendenze profondamente radicate nel tempo;
- il mancato contrasto globale alle ineguaglianze, al collasso climatico e alla trasformazione tecnologica mette in pericolo le future generazioni;
- l’ascesa delle pratiche autoritarie e l’annichilimento del diritto internazionale non sono inevitabili: le persone resistono e resisteranno agli attacchi ai diritti umani. I governi possono favorire la giustizia internazionale e devono continuare a farlo.
Il 2024 ha visto due tendenze: «L’incancrenirsi dei conflitti in tutto il globo e la repressione delle proteste», così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, ha riassunto il rapporto annuale 2024/2025 dell’associazione sullo stato dei diritti umani nel mondo.
www.amnesty.it/rapporto-2024-2025-crisi-globale-dei-diritti-umani/
Italia
Sono stati segnalati nuovi episodi di tortura per mano del personale penitenziario. La violenza contro le donne è proseguita a un livello pericolosamente alto. Persone razzializzate e lgbti hanno continuato a essere vittime di razzismo e discriminazione, anche a opera di ufficiali statali. L’Italia ha tentato di inviare in Albania richiedenti asilo salvati in mare, per far esaminare la loro richiesta fuori dal paese. In più occasioni la polizia è ricorsa a un uso eccessivo e non necessario della forza contro manifestanti e ha limitato il diritto alla libertà di riunione pacifica. Circa il 10 per cento della popolazione ha vissuto in povertà assoluta. Sono perdurati gli ostacoli all’aborto. A luglio, il cambiamento climatico indotto dalle attività umane ha causato un’ondata di calore estremo.
Bielorussia
Le autorità hanno continuato il loro giro di vite contro ogni forma di critica pubblica e fatto uso improprio del sistema giudiziario per punire il dissenso pacifico. La repressione dei media indipendenti e delle organizzazioni della società civile è aumentata. Tortura e altri maltrattamenti sono stati endemici e l’impunità è prevalsa. Le sparizioni forzate di prigionieri sono state diffuse. La comunità lgbti ha continuato a subire molestie. Persone rifugiate e migranti sono state spinte a forza a oltrepassare i confini con i paesi dell’Ue. Le politiche di azione per il clima sono rimaste inadeguate.
Russia
La Russia ha proseguito la guerra di aggressione contro l’Ucraina. I diritti alla libertà d’espressione, riunione pacifica e associazione sono rimasti duramente limitati. Persone dissidenti hanno subìto procedimenti giudiziari arbitrari, processi iniqui, pesanti multe e lunghe pene detentive in base a una pletora di leggi che non rispettavano gli standard internazionali sui diritti umani. La legislazione antiestremismo e antiterrorismo è stata trasformata in un’arma per perseguire le voci critiche contro il governo, i gruppi religiosi e minori. È cresciuto il numero di persecuzioni giudiziarie per tradimento e spionaggio. Più di 60 organizzazioni sono state dichiarate “estremiste” e messe al bando. I processi non hanno rispettato gli standard internazionali di equità. Tortura e maltrattamenti in custodia erano la norma e sono stati commessi nella quasi totale impunità. È aumentata la persecuzione delle persone lgbti.
Ucraina
Il numero delle vittime civili, tra cui minori e persone anziane, è aumentato poiché le forze russe hanno utilizzato armi indiscriminate, danneggiato infrastrutture civili essenziali e sembravano prendere deliberatamente di mira la popolazione civile. Nei territori occupati dalla Russia, dove è continuata la repressione delle identità non russe, hanno avuto luogo esecuzioni, torture e maltrattamenti di persone civili detenute e prigioniere di guerra. Sotto la legge marziale, le autorità ucraine hanno limitato i diritti alla libertà d’espressione e di religione. Sono continuate le azioni penali contro gli obiettori di coscienza al servizio militare obbligatorio. I progressi dell’Ucraina in materia di violenza di genere e di diritti delle persone lgbti sono rimasti limitati.
Turchia
L’ingerenza dell’esecutivo nelle attività della magistratura si è intensificata. Le sentenze vincolanti della Corte costituzionale sono state ignorate, nonostante la giurisprudenza, e i giudizi della Corte europea dei diritti umani non sono stati implementati in diversi casi emblematici. Sono continuate le indagini, i procedimenti giudiziari e le condanne infondate di difensori dei diritti umani, giornalisti, politici dell’opposizione e altre persone. I diritti alla libertà di riunione pacifica e d’associazione sono stati limitati in modo illegale. La violenza contro donne e ragazze è rimasta diffusa. Il paese ha ancora ospitato un gran numero di persone rifugiate e migranti; alcune sono rimaste a rischio di rimpatrio illegale. Le vittime di violazioni dei diritti umani da parte di attori statali hanno seguitato a confrontarsi con una cultura dell’impunità. In generale, le politiche climatiche della Turchia sono state valutate come “criticamente insufficienti”.
Afghanistan
La popolazione afgana è stata sottoposta a livelli sempre più elevati di violazioni dei diritti umani sotto le autorità de facto talebane. Donne e ragazze sono state vittime del crimine contro l’umanità della persecuzione di genere e sono state sempre più private dei diritti alla libertà di movimento e d’espressione. L’accesso all’assistenza sanitaria è rimasto difficile, mentre è perdurato il divieto di istruzione oltre la scuola primaria per donne e ragazze. La comunità sciita-hazara ha continuato a subire attacchi mirati e uccisioni, principalmente da parte dello Stato islamico-provincia del Khorasan (Islamic State of Khorasan Province – Is-Kp). I talebani hanno proseguito la pratica di emarginare le donne e i gruppi etnici e religiosi dalla partecipazione politica e dall’accesso ai servizi pubblici e all’assistenza umanitaria.
Cina
Il governo ha continuato ad applicare leggi e pratiche repressive che hanno limitato il diritto alla libertà d’espressione e altri diritti umani. Difensori dei diritti umani sono stati arrestati, processati e condannati a lunghe pene detentive. Attivisti che vivevano all’estero hanno subìto minacce e intimidazioni. Nella regione autonoma uigura dello Xinjiang sono state introdotte nuove restrizioni alla libertà religiosa e sono proseguiti i procedimenti penali contro intellettuali, artisti e altre figure culturali uigure. Le autorità cinesi hanno intensificato la repressione della cultura e della lingua tibetane. Una nuova legge sulla sicurezza nazionale ha ulteriormente limitato lo spazio civico a Hong Kong, dove decine di attivisti filodemocratici sono stati condannati a lunghe pene detentive.
Myanmar
Il conflitto armato interno si è intensificato. La frequenza degli attacchi aerei è aumentata, così come quella degli attacchi militari a scuole, ospedali e infrastrutture civili. Il conflitto e la repressione militare hanno privato le persone del diritto all’istruzione. La popolazione etnica rohingya ha subìto la peggiore violenza dal 2017. Sono continuati gli arresti arbitrari, con processi iniqui e raid contro le persone impegnate nell’attivismo. Le dure pene detentive a cui sono stati sottoposti i giornalisti hanno creato un effetto dissuasivo e limitato ulteriormente il diritto alla libertà d’espressione. Spedizioni di carburante per aviazione hanno di nuovo raggiunto il paese, nonostante le sanzioni e le campagne globali per interrompere la catena di approvvigionamento, al fine di prevenire gli attacchi aerei.
India
Le agenzie finanziarie e investigative nazionali sono state usate come armi contro la società civile, difensori dei diritti umani, attivisti, giornalisti e persone critiche, riducendo ulteriormente lo spazio civico. Le autorità hanno continuato a demolire illegalmente le proprietà appartenenti alle minoranze religiose, come mezzo per infliggere punizioni extragiudiziali. La procedura penale e le leggi penali dell’era coloniale indiana sono state abrogate per introdurre nuove leggi che hanno continuato a contenere disposizioni discutibili, come la sedizione. Sono state imposte restrizioni di viaggio ad accademici, giornalisti e difensori dei diritti umani attraverso la sospensione dei visti di lavoro, il rifiuto dell’ingresso nel paese e la cancellazione dello status di cittadini indiani all’estero.
Tunisia
Le autorità hanno intensificato il loro giro di vite sul dissenso, utilizzando accuse infondate contro esponenti d’alto profilo dell’opposizione e altre voci critiche. I parlamentari hanno presentato proposte legislative che minacciavano le organizzazioni della società civile indipendenti. Decine di persone che protestavano per la giustizia sociale e l’ambiente sono state perseguite ingiustamente. L’indipendenza della magistratura, l’accertamento delle responsabilità e il diritto a un processo equo hanno continuato a essere minacciati. Commenti di stampo razzista rilasciati dal presidente hanno innescato un’ondata di aggressioni contro le persone nere e di arresti. Le autorità hanno incrementato in modo esponenziale il numero delle intercettazioni in mare, effettuando espulsioni di massa ai confini con Algeria e Libia.
Egitto
Le autorità hanno continuato a reprimere le critiche, a soffocare la società civile e a limitare le proteste di piazza. Hanno eseguito arresti di massa per impedire lo svolgimento di proteste antigovernative programmate e hanno disperso con la forza le poche ed esigue proteste pacifiche che hanno avuto luogo. Le autorità hanno scarcerato 934 persone trattenute per motivi politici, ma ne hanno arrestate altre 1.594. Le persone prese di mira comprendevano giornalisti, avvocati, manifestanti, dissidenti, figure politiche d’opposizione e chi criticava il governo per la situazione dei diritti umani nel paese e per la gestione della crisi economica. Decine sono state sottoposte a sparizione forzata. Tortura e maltrattamento sono rimasti pratiche abituali. Sono state emesse condanne a morte al termine di processi gravemente iniqui. Donne e ragazze, minoranze religiose e persone lgbti hanno subìto discriminazioni, violenza e persecuzioni giudiziarie per avere esercitato i loro diritti umani.
Libia
Le forze di sicurezza, le milizie e i gruppi armati operanti su tutto il territorio libico hanno effettuato arresti arbitrari prendendo di mira centinaia di attivisti, manifestanti, giornalisti, donne utenti dei social media e altri. Migliaia di persone sono rimaste arbitrariamente detenute unicamente per la loro affiliazione politica o tribale, a seguito di processi gravemente iniqui o senza base legale. Tortura e maltrattamento sono rimasti diffusi e sistematici. “Confessioni” estorte sotto tortura sono state pubblicate online. La società civile è stata soffocata tra i tentativi delle autorità rivali di controllare la registrazione, il finanziamento e le attività delle Ong. Durante sporadici scontri tra le milizie e i gruppi armati sono stati utilizzati ordigni esplosivi con effetti ad ampio raggio, che hanno causato morti e feriti tra la popolazione civile e la distruzione di obiettivi civili. Le donne, le ragazze e membri delle minoranze religiose sono andati incontro a radicate forme di discriminazione.
Iran
Le autorità hanno ulteriormente represso i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione pacifica. Donne e ragazze, persone lgbti e minoranze etniche e religiose hanno subìto sistematiche discriminazioni e violenze. Le autorità hanno intensificato il giro di vite contro le donne che sfidavano le leggi sull’obbligo di indossare il velo, la comunità baha’i e le persone rifugiate e migranti afgane. Migliaia di persone sono state arrestate arbitrariamente, interrogate, vessate e/o perseguite ingiustamente per avere esercitato i loro diritti umani. I processi sono rimasti sistematicamente iniqui. Sparizioni forzate e tortura e maltrattamento sono rimasti fenomeni diffusi e sistematici. Sono state eseguite punizioni crudeli e disumane, come la fustigazione e l’amputazione. La pena di morte è stata utilizzata in modo arbitrario, con percentuali sproporzionate tra le minoranze etniche e migranti.
Siria
Il presidente Bashar al-Assad è stato destituito dal potere a dicembre, dopo decenni di dominio della famiglia al-Assad, caratterizzati da repressione e gravi violazioni dei diritti umani, accendendo le speranze di poter finalmente garantire giustizia e riparazione per le vittime. Per tutto l’anno, tutte le parti in conflitto e i loro alleati hanno condotto attacchi illegali su popolazione civile e infrastrutture civili. Il governo del presidente Assad, le guardie di frontiera turche e le fazioni dell’Esercito nazionale siriano e delle Forze democratiche siriane si sono resi responsabili di uccisioni illegali e tortura e maltrattamento. Decine di migliaia di persone sono rimaste detenute arbitrariamente o sottoposte a sparizione forzata. Più di 56.000 persone hanno continuato a subire violazioni dei diritti umani sotto la custodia delle autorità autonome del nord-est della Siria.
Israele e Territori Palestinesi Occupati
Israele ha commesso genocidio a Gaza, causando tra l’altro un numero di morti tra minori, giornalisti, personale sanitario e umanitario tra i più alti mai conosciuti in un conflitto recente nel mondo, e infliggendo deliberatamente alla popolazione palestinese condizioni con lo scopo di provocare la loro distruzione fisica. Il conflitto armato con il Libano ha causato morti e sfollamenti di massa di popolazione civile. Israele ha commesso il crimine di apartheid, anche attraverso il trasferimento forzato e lo sfollamento di palestinesi sia in Israele sia nel Territorio Palestinese Occupato. Coloni violenti sostenuti dallo stato hanno goduto dell’impunità, mentre gli obiettori di coscienza sono stati incarcerati. Centinaia di persone palestinesi sono state uccise nelle operazioni militarizzate di rastrellamento condotte nella Cisgiordania occupata. A migliaia sono state sottoposte a detenzione arbitraria e maltrattamento, in molti casi equiparabile a tortura.
Arabia Saudita
Difensori dei diritti umani e altre persone che esercitavano i loro diritti alla libertà d’espressione e associazione sono stati sottoposti ad arresti e detenzioni arbitrari, oltre che a processi iniqui che hanno portato a lunghe pene detentive e divieti di viaggio. Nonostante alcune limitate riforme sul lavoro, i lavoratori migranti, in particolare i lavoratori domestici, hanno continuato a essere sottoposti a lavoro forzato e ad altre forme di abuso sul lavoro e sfruttamento, e non hanno avuto accesso ad adeguati meccanismi di protezione e risarcimento. L’Arabia Saudita ha effettuato esecuzioni per una vasta gamma di reati, compresi reati in materia di droga. I tribunali hanno condannato a morte persone al termine di processi gravemente iniqui. Le donne hanno continuato a subire discriminazioni nella legge e nella prassi. L’Arabia Saudita ha fallito nell’emanazione di misure in grado di contrastare il cambiamento climatico.
Yemen
Tutte le parti in conflitto, che controllano diverse parti dello Yemen, hanno continuato a sottoporre a detenzione arbitraria, sparizione forzata e procedimenti giudiziari ingiusti difensori dei diritti umani, giornalisti, operatori umanitari e per i diritti umani e persone critiche nei confronti delle autorità per la situazione dei diritti umani nel paese e per le politiche. In varie parti dello Yemen, i tribunali hanno emesso condanne a morte, in alcuni casi al termine di procedimenti gravemente iniqui. Tutte le parti in conflitto hanno arbitrariamente limitato la fornitura degli aiuti umanitari. Le autorità de facto huthi hanno continuato a vietare alle donne di viaggiare senza un parente di sesso maschile. Tutte le parti in conflitto non sono state in grado di proteggere il diritto delle donne alla privacy online e di garantire risarcimenti alle sopravvissute alla violenza di genere facilitata dalle tecnologie digitali.
Sudan
Tutte le parti in conflitto hanno continuato a commettere gravi violazioni e abusi delle norme internazionali sui diritti umani, oltre a violazioni del diritto internazionale umanitario, con uccisioni di massa di civili. Gli stati hanno fornito armamenti alle parti belligeranti, anche in Darfur, in violazione di un embargo sulle armi stabilito dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Donne e ragazze sono state sottoposte a diffusi episodi di violenza sessuale legata al conflitto. I saccheggi e la distruzione di proprietà civili hanno violato i diritti economici, sociali e culturali. Un blackout quasi totale delle telecomunicazioni ha limitato la libertà d’espressione e la possibilità delle organizzazioni umanitarie di consegnare aiuti. È persistita l’impunità per le violazioni e gli abusi legati al conflitto. Dall’aprile 2023 milioni di persone erano sfollate internamente al paese o rifugiate. Le autorità egiziane hanno rimpatriato con la forza in Sudan centinaia di rifugiati sudanesi.
Etiopia
Le autorità hanno represso i diritti alla libertà d’espressione e riunione pacifica, sottoponendo tra l’altro a intimidazioni i difensori dei diritti umani e altre persone, e bloccando l’accesso a Internet nella regione di Amhara. Attivisti, difensori dei diritti umani, giornalisti e artisti sono stati arrestati e detenuti arbitrariamente e alcune persone sono fuggite dal paese a seguito dell’imposizione dello stato d’emergenza, utilizzato per colpire dissidenti politici pacifici. Sono emersi casi documentati di crimini di diritto internazionale, compresi crimini di guerra, nel conflitto armato nella regione di Amhara; la Forza di difesa nazionale etiope ha compiuto uccisioni illegali, comprese esecuzioni extragiudiziali. Il primo ministro e il suo governo hanno continuato a negare tali atti e non sono stati compiuti passi significativi per garantire la giustizia. Sono aumentati i casi di violenza sessuale contro donne e ragazze.
Repubblica Democratica del Congo
Sono continuati gli attacchi contro la popolazione civile nel contesto dell’escalation del conflitto tra i gruppi armati e le forze governative. Almeno 100 civili sono stati uccisi a seguito dei bombardamenti indiscriminati compiuti dalle forze governative e dai gruppi armati. Le forze governative hanno sottoposto a esecuzione extragiudiziale 250 persone. C’è stato un allarmante aumento denunciato di casi di violenza sessuale e di genere, compresa la violenza sessuale legata al conflitto, che ha raggiunto un livello record. Il paese contava più di sette milioni di persone sfollate internamente, l’80 per cento delle quali erano fuggite dal conflitto armato e vivevano in condizioni terribili. L’espansione dei progetti minerari ha portato a sgomberi forzati di massa e alla negazione dei diritti. I diritti alla libertà d’espressione, riunione pacifica e associazione sono stati limitati, in particolare nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu, dove è stata imposta una forma di legge marziale.
Perú
Sono proseguite le indagini sulle morti provocate durante le proteste del 2022 e 2023. Alcune proposte legislative all’esame del congresso minacciavano di limitare la società civile. Gli incendi boschivi hanno colpito vaste aree del paese causando morte e distruzione. I difensori dei diritti umani, e in particolare i leader nativi, sono rimasti a rischio e mancavano ancora meccanismi di protezione. Le strutture sanitarie pubbliche erano inadeguate e le persone ricorrevano sempre più spesso ai servizi forniti dal settore privato a proprie spese. I diritti lgbti sono stati trascurati e la “transessualità” è stata dichiarata un “disturbo mentale”. Nel paese era legale soltanto l’aborto terapeutico e l’accesso a tale procedura era inadeguato. I legislatori hanno proposto l’eliminazione dell’educazione sessuale completa. La violenza sessuale e di genere è rimasta diffusa.
Venezuela
Le proteste seguite all’annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali di luglio sono state represse violentemente con uso eccessivo della forza e possibili esecuzioni extragiudiziali. Sono stati eseguiti migliaia di arresti arbitrari contro persone come oppositori politici, difensori dei diritti umani e giornalisti, ma anche centinaia di minori. Le persone detenute sarebbero state anche torturate, comprese donne e minorenni. Le condizioni di detenzione hanno continuato a peggiorare. È prevalsa ancora l’impunità per le violazioni dei diritti umani. L’Icc ha autorizzato la ripresa delle indagini su presunti crimini contro l’umanità. Giornalisti sono rimasti a rischio di detenzione arbitraria e vessazioni e il governo ha insistito nei suoi tentativi di ostacolare i media indipendenti. Ong per i diritti umani sono state minacciate di chiusura e i difensori dei diritti umani sono rimasti esposti a notevoli rischi.
Nicaragua
Le autorità hanno continuato a sottoporre dissidenti e altri a espulsione, privazione della cittadinanza nicaraguense e detenzione arbitraria, esponendoli a gravi vulnerabilità e violazioni dei loro diritti. Hanno imposto rigide restrizioni sui media, minacciando la libertà d’espressione. I giornalisti hanno rischiato di essere vittime di uccisioni e sparizione forzata. Le popolazioni native continuavano a vivere sotto la minaccia di sfollamento, sparizione forzata e attacchi da parte di gruppi armati filogovernativi.
Messico
Le autorità hanno continuato a criminalizzare i diritti alla libertà di riunione pacifica e d’espressione. I difensori della terra, del territorio e dell’ambiente sono stati criminalizzati per avere protestato e le uccisioni di giornalisti e difensori sono rimaste frequenti. Il governo messicano non ha fornito protezione ai rifugiati e ai migranti, nonostante la Corte suprema abbia fissato a 36 ore la permanenza massima in un centro di detenzione per immigrazione. È stato più facile accedere all’interruzione di gravidanza e una sentenza ha sancito che la criminalizzazione dell’aborto era incostituzionale. Il numero dei femminicidi è rimasto molto elevato e i casi non sono stati adeguatamente investigati.
Usa
Le leggi che vietano l’aborto hanno avuto un grave impatto sui diritti riproduttivi. L’accesso all’asilo è stato limitato dalle politiche di gestione delle frontiere, ma alcune nazionalità hanno continuato a godere dello status di protezione temporanea. Le proteste diffusesi in vari campus universitari in tutto il paese contro il genocidio di Israele a Gaza sono andate incontro alla violenza delle forze di polizia e dei contromanifestanti. L’uso della forza letale da parte della polizia ha colpito in maniera sproporzionata le persone nere. Gli Usa hanno continuato a utilizzare la forza letale in varie parti del mondo e hanno fornito a Israele armi che sono state utilizzate in attacchi diretti sui civili e in attacchi indiscriminati. La discriminazione e la violenza contro le persone lgbti erano diffuse e sono rimaste in vigore norme anti-lgbti.