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Appello delle Associazioni in difesa della Legge 185/90

CSV Monza Lecco Sondrio2024-05-22T12:38:36+02:00
Pubblicato il
22/05/2024
Di CSV Monza Lecco Sondrio
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Riceviamo e pubblichiamo un appello all’Onorevole Mauro Del Barba da parte di 25 organizzazioni valtellinesi e valchiavennasche riunitesi nel Comitato provinciale di Sondrio in difesa della Legge 185/90.

Come probabilmente è già di sua conoscenza, nei giorni scorsi è stato incardinato nelle commissioni competenti della Camera dei Deputati il Disegno di Legge di iniziativa governativa con modifiche alla Legge 185/90 sulle esportazioni di armamenti (Atto Camera 1730). Il DDL ha già esaurito il proprio passaggio al Senato, e dunque manca solo un passaggio parlamentare prima di rendere definitiva questa modifica peggiorativa delle norme che regolamentano la vendita all’estero di sistemi d’arma.

 

Noi associazioni e cittadini ci uniamo alla posizione negativa su questo provvedimento di molte organizzazioni della società civile italiana, che hanno seguito tutto l’iter al Senato esprimendo fin dall’inizio preoccupazione per le modalità con cui si stava modificando la normativa ed evidenziando già da anni l’intenzione di indebolire il controllo sulle vendite all’estero di armi esplicitata da alcuni gruppi di potere e pressione legati all’industria militare.

 

In particolare esponenti della Rete Italiana Pace Disarmo (in rappresentanza di tante altre organizzazioni) sono intervenuti nel dibattito al Senato (sia in audizione sia con documenti di approfondimento) con considerazioni e proposte che sono entrate nel merito del testo del DDL governativo.

 

Purtroppo, nonostante l’attenzione delle strutture della Commissione Esteri e Difesa del Senato e di alcune forze politiche, tali proposte sono state completamente ignorate e rigettate dal Governo, che addirittura ha sconfessato anche gli emendamenti migliorativi promossi dalla stessa Presidente della Commissione. Fino ad arrivare al voto definitivo del Senato dello scorso febbraio, che ha confermato un rifiuto totale del confronto (anche su questioni specifiche in chiaro conflitto con la normativa internazionale che l’Italia ho sottoscritto). Segno evidente che l’obiettivo vero della modifica della Legge 185/90 è solo quello di favorire affari armati potenzialmente pericolosi e dagli impatti altamente negativi.

 

Vale qui la pena ricordare come la Legge 185 sia una norma innovativa che il Parlamento ha approvato nel 1990 dopo una grande campagna di mobilitazione della società civile, inserendo per la prima volta dei criteri non economici nella valutazione di autorizzazione delle vendite estere di armi italiane. Un approccio che è stato poi ripreso sia dalla Posizione Comune UE sull’export di armi sia dal Trattato ATT (Arms Trade Treaty). Sebbene nel corso degli anni anche una Legge che prevede il divieto di invio di armi verso Paesi in conflitto, che spendono troppo per gli eserciti, in cui ci siano gravi violazioni dei diritti umani non sia stata in grado di fermare esportazioni di sistemi militari con impatti negativi, è indubbio e cruciale il grande ruolo di trasparenza che essa ha avuto. Con un risultato fondamentale oggi messo in discussione:

permettere al Parlamento e alla società civile – in nome di tutta l’opinione pubblica italiana – di conoscere i dettagli di un mercato che di solito è altamente opaco.

 

Ora questa possibilità di trasparenza è messa in pericolo a causa di decisioni che vogliono rendere sempre più liberalizzata la vendita di armi, con l’utilizzo di false retoriche: non è vero che c’è un problema di eccessivi controlli sull’esportazione di armi italiane e non è vero che questa modifica della Legge185/90 favorirà una maggiore sicurezza per l’Italia in un momento di crisi internazionale. Al contrario facilitare la vendita all’estero di armi che sicuramente finiranno nelle zone più conflittuali del mondo aumenterà l’insicurezza globale, e quindi anche quella di tutti noi, solo per garantire un facile profitto di pochi. 

 

Sappiamo bene che questa modifica della Legge 185/90 parte da lontano perché da anni la lobby dell’industria militare e i centri di ricerca e di pressione ad essa collegati chiedono a gran voce di poter liberalizzare l’export di armi, nella pratica. Chi fa affari vendendo nel mondo armi e sistemi militari non apprezza la trasparenza e la possibilità di controllo anche da parte della società civile, così come il subordinare commesse e contratti a principi di rispetto dei diritti umani e di Pace che non considerino solo i fatturati. Già nella situazione attuale sappiamo bene che non sempre le autorizzazioni rilasciate sono state in linea con i criteri della Legge 185/90 e dei Trattati internazionali, se il Disegno di Legge di iniziativa governativa dovesse essere approvato definitivamente la situazione peggiorerebbe, in particolare sull’aspetto relativo agli intrecci tra finanza e produzione di armamenti.

 

Con questa lettera ci uniamo dunque alla voce della società civile che non vuole rassegnarsi al fatto che sia solo il profitto di pochi a dover guidare le scelte sull’export di armi, che ha invece importanti ripercussioni sulla politica estera e sui diritti umani e dunque incide sulla vita di tutti.

 

La richiesta è quella di migliorare (e non peggiorare) la normativa sulle vendite all’estero di sistemi d’armamento intervenendo con modifiche che vadano nella direzione degli emendamenti al DDL già illustrati e proposti durante il dibattito al Senato, in particolare:

  • fare in modo che la reintroduzione del Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), utile luogo di presa di responsabilità da parte della politica sulle questioni riguardanti l’export di armi, non si trasformi in un “via libera” preventivo a qualsiasi vendita di armi, ma sia sempre bilanciato dall’analisi tecnica e informata degli uffici preposti presso la Presidenza del Consiglio, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero della Difesa;
  • inserire nella norma nazionale un richiamo esplicito al Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty) – che non era presente nel testo originario della Legge 185/90 in quanto entrato in vigore solo nel 2014 – e ai suoi principi e criteri decisionali che hanno precedenza sulle leggi nazionali, con forza normativa maggiore di natura internazionale;
  • migliorare la trasparenza complessiva sull’export di armi rendendo più completi e leggibili i dati della Relazione al Parlamento, in particolare contenendo indicazioni analitiche per tipi, quantità, valori monetari e Paesi destinatari delle armi autorizzate con esplicitazione del numero della Autorizzazione MAE (Maeci), gli stati di avanzamento annuali sulle esportazioni, importazioni e transiti di materiali di armamento e sulle esportazioni di servizi oggetto dei controlli e delle autorizzazioni previste dalla legge;
  • impedire la cancellazione integrale della parte della Relazione annuale al Parlamento che riporta i dettagli dell’interazione tra Istituti di Credito e aziende militari;
  • impedire l’eliminazione dell’Ufficio di coordinamento della produzione di materiali di armamento presso la Presidenza del Consiglio, unico che potrebbe avanzare pareri, informazioni e proposte per la riconversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa;
  • reintrodurre la possibilità per il CISD di ricevere informazioni sul rispetto dei diritti umani anche da parte delle organizzazioni riconosciute dall’ONU e dall’Unione Europea e da parte delle organizzazioni non governative riconosciute”.

 

Grati per la vostra attenzione, e sicuri che le considerazioni che abbiamo appena esposto vi inducano ad una riflessione profonda sull’impatto della modifica alla Legge 185/90 che state per discutere, vi inviamo i più cordiali saluti (sottolineando che possiamo mettervi in contatto con gli esperti delle organizzazioni che promuovono la campagna “Basta favori ai mercanti di armi! Fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90” in caso siate interessati ad un approfondimento tecnico sui punti sopra illustrati).

Per il Comitato provinciale di Sondrio in difesa della Legge 185/90
Giovanni Spini

  1. GIT socie e soci di Banca Etica della provincia di Sondrio
  2. Presidio di Libera Morbegno (So)
  3. AGESCI Morbegno
  4. ARCI Traona
  5. ARCI Circolino Chiavenna
  6. Assopace Palestina – Sondrio
  7. Noi Donne per la Pace
  8. Aiutiamo Gaza
  9. Amnesty gruppo di Morbegno
  10. Agenzia per la Pace Sondrio
  11. Restiamo Umani Val Chiavenna
  12. GASTellina
  13. Caritas Diocesana di Como – prov. di Sondrio
  14. Centro di Documentazione Rigoberta Menchù
  15. CGIL Sondrio
  16. Cooperativa Sociale AltraVia
  17. Archivio 68 Sondrio
  18. Circolo culturale autogestito Il Forno
  19. Società Democratica Operaia di Chiavenna
  20. Punto Pace Morbegno
  21. Il Sentiero Cooperativa Sociale
  22. Centro Culturale Oltre i Muri
  23. ANPI provinciale di Sondrioù
  24. Cooperativa Lotta Contro L’Emarginazione Sondrio
  25. IL CONTATTO APS-ETS Sezione di Sondrio

 

(Foto retepacedisarmo.org manifestazione contro l’export di bombe all’Arabia Saudita)

#TAG: Associazioni  diritti  Sondrio  

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