Glocal 2021: web radio, comunità e tecnologia
Perché una esperienza di comunità ha a che fare con l’infosfera? Ce lo racconta un gruppo di giovani trentenni: il loro prodotto di punta, in termini di numeri, è Bistory un podcast che parla di storia e fa migliaia di ascolti. Cosa insegna il loro modello al giornalismo?
La chiave di tutto è la comunità, ma anche la tecnologia ha un suo ruolo e soprattutto è un mix di scelte e intuizioni a far di questa storia un focus da portare all’interno di Glocal sotto il titolo “dialoghi digitali – giovani volontari nell’infosfera” il prossimo 11 novembre alle 14.
Iscrizioni qui: Dialoghi digitali – giovani volontari nell’infosfera Glocal 2021 CSV Insubria (office.com)
Il dialogo digitale, in questo caso, passa dallo strumento del podcast mentre il volontariato è la forma organizzativa che ha preso fin dall’inizio questo gruppo di giovani che hanno deciso di frequentare l’infosfera, ovvero quell’insieme dato dai mezzi di comunicazione e delle informazioni da essi diffuse. Insomma: una web radio, un gruppo di ragazzi con delle passioni in comune e l’idea che l’informazione possa essere una questione di comunità con taglie possa avere un taglio “pop”. Dettagli? Difficile dirlo visto che la tecnologia, nella produzione di contenuti giornalistici, ha sempre più un ruolo di coprotagonista, che di community engagement nel mondo dei giornali e delle redazioni si parla da quasi un decennio e che il tema di come far passare i contenuti è all’ordine del giorno rispetto a un pubblico di lettori/ascoltatori spesso distratto.
La comunità? Siamo noi
«Abbiamo cominciato la nostra attività – spiega Elisa Begni, vicepresidente di associazione S.M.Art, content creator e autrice ponendoci l’obiettivo di essere una radio di comunità, salvo poi accorgerci nel tempo che noi stessi eravamo una comunità, interconnessa con altre persone impegnate nel fare eventi, nella musica e nel sociale. Tante realtà del territorio si rivolgevano a noi per trovare uno spazio in cui raccontarsi, ma anche per proporci di fare iniziative e attività mettendoci insieme».
Ma facciamo un passo indietro: siamo a Sesto Calende nel 2012 quando la Cooperativa L’Aquilone cerca qualcuno a cui lasciare in eredità la strumentazione per una web radio acquisita all’interno di un progetto per fare educativa di strada: quelli che si fanno avanti sono gli stessi giovani che, un anno più tardi, fondano SMART, non una società o un’impresa, ma una APS (Associazione di Promozione Sociale) e fanno sì che le radici dell’esperienza futura siamo salde nel non profit.
Il gruppo è ampio, stiamo parlando fin dalle origini di una trentina di persone: tutti scrivono, tutti producono e lo fanno per passione con quelli che sono gli strumenti tipici dell’associazionismo: chi frequenta questo modo sa cosa vuole dire. «Nel giro di poco tempo si partecipa a bandi – spiega Elisa – si lavora con le scuole, con le amministrazioni locali, ci si interfaccia con altre associazioni si partecipa agli eventi. Il nostro focus fin dal principio è stato quello della cultura, del territorio, del sociale inteso in modo ampio». I contenuti si costruiscono sul campo, nei progetti e nelle relazioni, lo strumento lo detta la radio: ci sono le dirette e ci sono i podcast. «Lavoriamo molto anche con le scuole e i giovani – dice Elisa – dove usiamo il podcast e altri audiovisivi come strumento principale per declinare contenuti. Al momento stiamo lavorando sul tema del Ritiro Sociale in Adolescenza, all’interno del progetto Sakido, con diversi istituti superiori della provincia. Qualche anno fa, invece, al liceo artistico di Busto abbiamo partecipato a un progetto sulla sostenibilità e l’Agenda 2030. Accanto a quello che è il cuore delle radio piano piano si è sviluppata tutta questa parte di lavoro che ha a che fare con la formazione e la trasmissione di competenze». Competenze che nascono dalla pratica e dalla consapevolezza della qualità che fa la differenza.
Perché il podcast vince?
«Il podcast è qualcosa da ascoltare per riempire di valore quei momenti della giornata che altrimenti sarebbero vuoti – dice Elisa – che ti tiene compagnia e ti fa riflettere o apprendere qualcosa di nuovo mentre lavi i piatti o fai le pulizie di casa: ma il segreto di un podcast di successo è la sua capacità di tenerti agganciato fino alla fine. Per questo nella sua realizzazione sono coinvolte diverse professionalità e l’apporto giornalistico, fatto di metodo, di ricerca e verifica delle fonti e di trucchi del mestiere, diventa complementare rispetto agli aspetti tecnici e di realizzazione che rendono il prodotto finale piacevole da ascoltare e intelligente».
Contenuti per tutti? Pop sì, banale no
E poi – trattandosi di una radio – c’è la musica a fare da collante: “nel buio della sede” si incontrano gruppi, si intercettano progetti si parla di dischi. «Quando abbiamo deciso di portare tutto questo bagaglio nella comunità è nato il nostro festival estivo – spiega ancora Elisa – che è un contenitore di musica, ma non solo: l’idea che da subito ci ha appassionati è stata quella di parlare di ornitologia, astrofisica e storia alle persone radunate nella splendida cornice della spiaggia di Corgeno». Così si è arricchito e strutturato un modello che era già proprio del modo di lavorare sui contenuti: rendere ”pop” alcuni temi, senza banalizzazioni e senza scendere a compromessi con una eccessiva semplificazione. «Abbiamo cercato la chiave per rendere accessibili, curiosi e belli i contenuti. Questa è la modalità di lavoro che ci siamo dati e abbiamo visto che funziona. La prova ce la fornisce,”Bistory”, il nostro prodotto di maggior successo». Un podcast che mette al centro “il lato B della storia, e che fa milioni di ascolti.