Oltre L’Orto: un progetto di orto sociale comunitario, il coraggio delle piccole azioni
Dall’urgenza di darsi da fare in modo concreto sul tema ambientale e dell’alimentazione consapevole, nel 2020 è nata l’esperienza di Oltre L’Orto, un progetto di orto sociale comunitario. Il bisogno di un fare concreto, con un impatto tangibile sul territorio e che potesse creare contaminazioni e incontri; un’idea semplice e coraggiosa, nata da alcuni amici e trasformatasi in un progetto condiviso.
Un’occasione per una decina di ragazzi e ragazze: ricevere un pezzo di terreno a terrazzamenti a Villa di Serio, in comodato d’uso, di cui prendersi cura. Un gruppo di giovani, senza competenze, hanno pensato che l’orto potesse essere la cosa giusta per darsi da fare, sporcarsi le mani, e vivere uno spazio di incontro, di rete.
In cambio dell’utilizzo della striscia di terra i ragazzi e le ragazze aiutano il proprietario nella gestione dell’intero terreno di sua proprietà, per esempio nella fase di potatura degli alberi. Ma l’aiuto è reciproco, soprattutto nella fase iniziale il proprietario ha sostenuto il progetto prestando gli attrezzi ai giovani e impegnandosi in un passaggio di competenze fondamentale per imparare a prendersi cura del luogo. Nella fase iniziale non è mancata tanta intraprendenza e voglia di mettersi in gioco, studiando e sperimentando tecniche.
Il gruppo informale di Oltre L’Orto oggi si prende cura dell’orto e organizza attività non solo di sensibilizzazione, ma anche culturali come spettacoli e piccoli concerti.
“È un luogo che dà il riflesso dei cambiamenti climatici, abbiamo dovuto cambiare il nostro modo di coltivarlo perché a seconda delle condizioni climatiche di ogni anno dobbiamo cambiare il nostro approccio e le tecniche che usiamo.” – Spiega una delle ragazze del gruppo – “Questa condizione non ci ha abbattuto, ma anzi ci ha spinto a ingegnarci per trovare un modo di renderlo sostenibile.”
La scelta di prendersi cura di un pezzo di terra e delle forme di vita che lo abitano comporta una grande responsabilità ma anche una dose di coraggio: richiede impegno, presenza, costanza, mettersi in gioco come singole persone e come gruppo per trovare le motivazioni comuni per portare avanti l’esperienza. Significa accettare di non poter avere sempre il controllo su quello che succede, di non essere padroni di quello che si fa, di sintonizzarsi con la natura, i suoi tempi e le sue esigenze.
“La dimensione aggregativa ci motiva molto, siamo un gruppo di amici e condividere questo progetto ci dà la possibilità di costruire legami forti – spiega Camilla componente del gruppo – “L’attivismo è imprescindibile dall’essere una comunità e il dedicarsi in forma volontaria a questo progetto è una forma di attivismo.”