Storie di volontariato #7 Franco Greco: il bisogno di impegnarsi per gli altri
Abbiamo intervistato il presidente di Abitare le Età ETS, Franco Greco, che ci ha raccontato la sua visione del volontariato: il valore di impegnarsi per gli altri, in qualcosa che abbia un senso comunitario. Ma anche della soddisfazione che deriva dal dedicare le proprie energie in ciò in cui si crede.
1) Cosa ti ha spinto a fare volontariato?
Franco Greco: Come formazione sono un educatore sociale, mi sono diplomato a Berlino all’inizio degli anni ’70 e lì ho diretto centri di sperimentazione per l’infanzia. Quando mi sono trasferito a Bergamo ho cambiato vita: sono andato a lavorare per un’azienda, ho abbandonato il lavoro pedagogico e sociale e sono diventato un uomo di industria. L’idea di lavorare con progetti legati all’infanzia, soprattutto nel Sud del mondo era una cosa che ho sempre avuto in testa, così quando sono andato in pensione mi sono avvicinato al volontariato.
Per 5 anni sono stato volontario alle Missioni Monfortane, dove sono arrivato insieme a padre Vincenzo Troletti, un padre monfortano missionario che è diventato responsabile delle missioni nel mondo. È stata una bellissima esperienza, insieme abbiamo sviluppato un grande lavoro. Quando è stato spostato in un’altra regione ho deciso anche io di cercare un’altra esperienza volontariato e ho incontrato l’associazione Abitare le Età. Conoscevo infatti una socia dell’organizzazione che nel periodo del Covid mi ha raccontato di cosa si occupavano e chiesto se avevo voglia di dare una mano. È iniziata così.
2) Qual è per te il senso di fare volontariato?
F. G.: Viviamo in un mondo e in un Paese in cui la tendenza della politica è sempre più protesa verso un comportamento familistico, cioè la gestione dei problemi viene demandata alle famiglie. Io invece mi sono formato in un contesto dove le fragilità sociali venivano prese in carico dalle istituzioni. Abitare le Età rientra proprio in questo discorso: quando nelle famiglie un componente viene colpito da una particolare fragilità, succede un disastro. Noi cerchiamo di farci carico, aprendo dibattiti, cercando soluzioni con le altre associazioni, rivendicando diritti, facendo advocacy.
Dedicare il mio tempo a queste attività mi dà la soddisfazione di impegnare le mie energie in qualcosa in cui credo.
Naturalmente fare volontariato risponde anche a bisogni più personali, legati all’età, come quello di usare il proprio tempo in modo utile o di tenersi impegnati nel fare qualcosa. C’è anche il bisogno di fare qualcosa che abbia un senso comunitario, per le altre persone.
3) Hai un ricordo importante che porti con te delle tante esperienze che vivi come volontario?
F. G.: Di momenti importanti ce ne sono tanti. Una grande gioia sicuramente mi è stata data da un progetto di galline ovaiole realizzato con una suora in Madagascar. La creazione di un allevamento di galline all’interno di un centro per bambine orfane ha permesso loro di avere un approvvigionamento economico.
Un altro ricordo importante è un progetto in India con i padri monfortani. Nelle zone rurali le famiglie spesso sono costrette a spostarsi costantemente per lavorare nei campi e tantissimi bambini vengono abbandonati. Sono tante le iniziative nelle varie regioni che si prendono cura di questi bambini lasciati indietro. Principalmente sono maschi, noi invece abbiamo fatto una casa per accogliere le bambine. È stato un progetto che mi ha coinvolto moltissimo emotivamente.
4) Dove svolgi attualmente volontariato e di cosa ti occupi?
F. G.: Dal 2022 sono presidente di Abitare le Età, mi occupo della gestione generale dell’associazione: mi impegno nei singoli progetti che l’associazione svolge e mi occupo anche della gestione amministrativa e organizzativa dell’associazione.
Abbiamo un organo direttivo e un gruppo di persone che rappresentano lo sportello, che è la parte più attiva dell’associazione e che si riunisce tutte le settimane. Le esperienze dello sportello sono generatrici di idee su cosa fare e come farlo.
Il nostro grosso evento annuale è il Caregiver Day, la nostra associazione è stata la prima a Bergamo a parlare di “caregiver”, nel 2017 abbiamo organizzato proprio il primo Caregiver Day. Questa giorna
ta nel tempo si è trasformata e ha allargato la collaborazione a tante altre associazioni di volontariato, è cresciuta anche come programma non limitandosi più a un solo giorno, quest’anno per esempio ci saranno diversi eventi a maggio in 4 giornate diverse (8, 14,15 e 18 maggio) sul tema “Ri-tessere Futuro”. Sarà l’occasione per fare il punto su quanta strada è stata fatta a favore dei caregiver ma anche per riflettere sui problemi ancora aperti. Non mancherà il coinvolgimento dei più giovani, con la partecipazione di tre Istituto superiori della provincia, ma anche un momento di festa che sia occasione di leggerezza e incontro.
5) Hai un desiderio per il futuro di Abitare Le Età?
F. G.: Senz’altro quello che rimanga un’associazione aperta che non si richiuda su sé stessa e sulle cose che ha fatto. Aperta al dialogo al confronto con tutte le associazioni di volontariato. Ma anche aperta al colloquio al confronto e alla collaborazione con tutte le istituzioni presenti sul territorio.