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Roberto Beretta: allenare le soft skills per trasformare i gruppi in comunità

CSV Milano2025-09-29T15:21:02+02:00
Pubblicato il
12/09/2025
Di CSV Milano
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Intervista a Roberto Beretta, docente Univol Milano del Master in soft skills per il Terzo Settore

Ci sono competenze che non finiscono nei curriculum, ma fanno funzionare tutto il resto. Sono quelle che tengono insieme i gruppi, accendono la motivazione, sciolgono i conflitti.
Nel Terzo settore — dove spesso si lavora con risorse scarse e con energie che nascono dalla passione — sono decisive. Ne è convinto Roberto Beretta, formatore e personal trainer, già direttore della sede milanese di Banca Prossima (Gruppo Intesa Sanpaolo) e oggi docente del Master in soft skills per il Terzo Settore di Univol Milano. Dopo anni passati a formare i manager di Intesa Sanpaolo, oggi allena volontari e dirigenti del non profit a riconoscere e coltivare quelle abilità invisibili che possono trasformare un gruppo in una comunità.
Il Master si svolge in presenza proprio per valorizzare il metodo esperienziale adottato da Beretta: «Gli adulti hanno bisogno di divertirsi per poter ricordare ciò che hanno imparato. Per questo utilizzo una metodologia distante dalla lezione frontale. Fondamentale è essere disposti a concedere feedback e accettarli, facendone tesoro».

Che cos’è davvero l’intelligenza relazionale? E perché conta così tanto nel Terzo settore?
L’intelligenza relazionale o sociale è una forma di intelligenza estremamente utile quando ci si relaziona con gli altri, in famiglia, nei gruppi amicali, al lavoro. Essa ci permette di avere buone relazioni sociali e di raggiungere più facilmente i nostri obiettivi. Il “padre” di tali studi è indiscutibilmente Daniel Goleman, scrittore e psicologo statunitense. È particolarmente necessaria all’interno degli enti del Terzo settore perché in essi operano molto spesso dei volontari, che vanno motivati continuamente non solo ad “entrare”, ma anche a “rimanere” all’interno dell’organizzazione.

In concreto: come diventano strumenti quotidiani le soft skills?
Non si può pensare di gestire un’associazione se non si è in grado, per esempio, di: esprimere una leadership autorevole prima ancora che direttiva, adeguata al contesto in cui si opera; gestire con armonia le dinamiche all’interno del gruppo di lavoro, favorendo collaborazione e cooperazione; saper comunicare con efficacia, anche in pubblico.

Le tre competenze che oggi nessuno dovrebbe trascurare
Sicuramente quelle indicate nel punto precedente, ma aggiungerei anche la capacità di diffondere benessere e positività, la capacità di pensare strategicamente e, perché no, in maniera creativa, la capacità di prendere decisioni nei tempi necessari, assumendosene la responsabilità, la capacità di innovare e gestire i tanti cambiamenti di fronte ai quali ci troviamo ogni giorno. Ed altre ancora.

Qual è l’ostacolo più grande quando si lavora su queste abilità?
L’ostacolo maggiore si trova dentro di noi, ed è costituito dalla incapacità di metterci in discussione, di osservarci allo specchio con obiettività, magari chiedendo agli altri un feedback rispetto ai nostri atteggiamenti e comportamenti. La prima giornata del corso master organizzato con Univol, sarà dedicata proprio a potenziare la nostra capacità di acquisire consapevolezza di noi stessi.

Un esempio di cambiamento che ha visto nascere grazie alle soft skills
Esempi di cambiamento ci sono stati riferiti dai partecipanti alle scorse edizioni. Ne riporto alcuni: “Mi spaventava l’idea di parlare in pubblico per presentare la mia associazione. Mi tremava la voce e non sapevo come stare sul palco. Ora sono più tranquillo: mi preparo, mi esercito prima ed affronto la platea con maggiore tranquillità”; “Non ho mai riflettuto sul fatto di far partecipare i miei colleghi all’assunzione di certe decisioni (leadership partecipativa). Oggi lo faccio spesso, coinvolgendoli e motivandoli. Il risultato è duplice: mi lasciano idee e spunti interessanti, si sentono coinvolti nelle decisioni”; “Non ho mai riflettuto sul tema di trasmettere l’ascolto, ossia far percepire davvero la mia totale disponibilità ad ascoltare. Ora lo faccio ogni volta che è necessario. E funziona.”

Che cosa si porteranno a casa i partecipanti del Master
Conoscenze, riflessioni su come agire in gruppo, esempi legati all’interazione in aula e al ricordo dei vari giochi fatti insieme. Gli adulti hanno bisogno di divertirsi per poter ricordare ciò che hanno imparato. Per questo utilizzo una metodologia distante dalla lezione frontale. Fondamentale è essere disposti a concedere feedback e accettarli, facendone tesoro.

#TAG: Milano  

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