Sintesi del seminario: Strategie di advocacy nel campo delle migrazioni: il caso dell’accesso civico generalizzato
Il 3 febbraio 2024 si è tenuto a Milano il settimo incontro del ciclo di seminari organizzati nell’ambito del progetto di ricerca PRIN “VOLacross – Volontari, crisi ed innovazione sociale: un’analisi comparata e longitudinale”, a cura dell’Università di Milano e dell’Università di Parma, con la collaborazione di CSV Milano. Il seminario ha analizzato il caso dell’accesso civico generalizzato, strategia di advocacy nel campo delle migrazioni. È stata un’occasione di confronto tra attori della società civile che hanno fatto un diverso uso di questo strumento (in termini di temi, esiti e finalità), per analizzarne assieme potenzialità e limiti.
Stefano D’Ancona, ricercatore in diritto amministrativo e pubblico presso l’Università di Milano, ha aperto il seminario illustrando l’evoluzione dell’accesso civico e dell’accesso civico generalizzato nell’ordinamento italiano, evidenziando il loro ruolo nella trasparenza amministrativa. Inizialmente, la normativa prevedeva esclusivamente l’accesso documentale (Legge 241), limitato ai soggetti con un interesse giuridicamente rilevante, con una funzione prevalentemente difensiva. Con il Decreto Legislativo 33/2013, si è introdotto l’obbligo per le Pubbliche Amministrazioni di pubblicare informazioni sui propri siti web, riguardanti la gestione dei fondi pubblici, il personale e i contratti. Tuttavia, solo con la riforma del 2016, attraverso l’introduzione dell’Accesso Civico Generalizzato (ispirato al Freedom of Information Act – FOIA), si è ampliato il diritto di accesso anche ad atti e documenti non soggetti a pubblicazione obbligatoria, promuovendo un controllo più ampio e diffuso sull’operato della Pubblica Amministrazione. D’Ancona ha sottolineato, infine, come l’accesso civico si configuri non solo come strumento di trasparenza, ma anche come mezzo di monitoraggio e partecipazione democratica.

Un momento del seminario che si è tenuto nella sede di CSV Milano il 3 febbraio 2025
Michele Vannucchi, analista della Fondazione Openpolis, ha poi analizzato il ruolo cruciale del FOIA nel monitoraggio delle politiche pubbliche e la difficoltà di ottenere dati dalle istituzioni. Openpolis si è interessata all’accesso civico a partire dal 2016. Un caso emblematico è stato il progetto di monitoraggio dell’accoglienza di migranti e richiedenti asilo, avviato nel 2018. Le prime richieste di dati al Ministero dell’Interno sono state rigettate con la motivazione che tali informazioni fossero di competenza delle prefetture, portando Openpolis a presentare 107 FOIA alle diverse prefetture italiane. Dopo ulteriori dinieghi e ricorsi al TAR, nel 2020 sono riusciti a ottenere dati su tutti i centri di accoglienza attivi in Italia. Nel 2021 hanno lanciato Centriditalia.it, una piattaforma aggiornata con i dati sui centri di accoglienza dal 2018 al 2022. Tuttavia, ulteriori richieste su ispezioni e strutture governative hanno continuato a incontrare ostacoli, con dinieghi reiterati e parziali da parte del ministero. Un ricorso al Consiglio di Stato ha dato ragione a Openpolis, costringendo il ministero a rilasciare i dati richiesti, ma solo in quell’occasione. Vannucchi ha evidenziato i limiti del FOIA, tra cui costi legali elevati per contestare i dinieghi, tempistiche imprevedibili e mancanza di sanzioni per le amministrazioni che rifiutano richieste legittime. Nonostante le difficoltà, Openpolis considera il FOIA uno strumento di successo, avendo migliorato la trasparenza del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) e consolidato la propria autorevolezza nel monitoraggio delle politiche pubbliche.
A seguire, gli interventi di Cesare Mariani e Manuela Crippa di Naga ODV si sono concentrati sulle difficoltà di accesso alla protezione internazionale e sulla condizione dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) a Milano. Cesare Mariani ha evidenziato il grave blocco amministrativo nelle richieste d’asilo post-pandemia, con tempi di attesa lunghissimi e situazioni di emergenza per i richiedenti. Naga ha avviato un monitoraggio con accessi civici e osservazioni dirette, ma i dati ottenuti non permettono di stimare il reale tempo di attesa. Per aggirare il problema, è stato adottato l’invio anticipato della manifestazione di volontà via PEC, mentre la Questura ha continuato a negare dettagli sulle procedure. Manuela Crippa ha invece affrontato le criticità nell’accoglienza dei MSNA, con difficoltà di accesso ai centri e permessi di soggiorno. Tramite richieste di accesso civico, Naga ha ottenuto dati su strutture, numero di minori accolti e procedure, seppur con resistenze istituzionali. Il monitoraggio ha migliorato la trasparenza e reso il Comune più collaborativo, rafforzando la sensibilizzazione sul tema.
La parola è poi passata a Fabrizio Coresi, esperto di migrazione per ActionAid, che ha presentato il progetto Trattenuti, realizzato in collaborazione con l’Università di Bari, per monitorare la detenzione amministrativa nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). Coresi ha evidenziato come questi centri, pensati per trattenere le persone in attesa di rimpatrio, finiscano per svolgere una funzione punitiva, assimilando le persone migranti a criminali. Inoltre, ha denunciato la confusione istituzionale tra accoglienza e detenzione, con bilanci poco trasparenti che permettono di dirottare fondi dall’accoglienza alla detenzione, fenomeno accentuato con l’attuale governo. Il progetto Trattenuti ha costruito la più lunga serie storica di dati sui CPR (2014-2023) sfruttando l’accesso civico generalizzato, nonostante gli ostacoli amministrativi e la mancanza di trasparenza. ActionAid ha presentato 93 richieste di accesso civico e 53 richieste di riesame, ma ha rinunciato a ricorrere legalmente a causa dei costi elevati. Coresi ha denunciato problemi di monitoraggio, come dati incompleti, documenti in formati illeggibili e informazioni frammentate tra diverse amministrazioni. Nonostante le difficoltà, l’azione di advocacy basata sul FOIA ha portato risultati positivi, contribuendo alla creazione di una fonte aperta di dati sul sistema detentivo per stranieri e aumentando la consapevolezza pubblica sulla gestione dei CPR.
Altro esponente del seminario è stato Lorenzo Figoni, consulente legale e socio dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI). Tra gli autori del libro “Gorgo Cpr. Tra vite perdute, psicofarmaci e appalti milionari” edito per Altreconomia, Figoni ha evidenziato gravi criticità nella gestione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), concentrandosi su due aspetti: l’uso di psicofarmaci e i controlli sugli appalti.
Nel primo caso, ASGI ha ricevuto segnalazioni di abuso di psicofarmaci nei CPR e ha richiesto dati sulle spese farmaceutiche. A Vercelli, la spesa in psicofarmaci era solo lo 0,26% del totale, mentre nel CPR di via Corelli (Milano) tra ottobre 2021 e febbraio 2022, il 64% degli acquisti farmaceutici riguardava psicofarmaci, a fronte di sole 8 visite psichiatriche. Tuttavia, non essendo l’amministrazione obbligata a rielaborare i dati, questo rende difficile poter fare un’analisi completa. Sul tema degli appalti, Figoni ha inoltre denunciato la mancata vigilanza da parte delle Prefetture sui privati gestori dei CPR. Nel caso del CPR di Milano, il progetto presentato dall’ente vincitore dell’appalto risultava firmato da una persona deceduta due anni prima, segno di controlli inesistenti. Indagando sulle ispezioni prefettizie, ASGI ha scoperto che in diversi anni sono state svolte solo 33 visite ispettive nei CPR italiani. Infine, Figoni ha segnalato l’introduzione, nel 2024, di nuove restrizioni all’accesso alle informazioni, in particolare su risorse fornite dall’Italia a Libia e Tunisia per il controllo dell’immigrazione, rafforzando l’opacità del sistema.
Infine, Marina De Stradis, consulente legale in materia di immigrazione e sexual&gender-based violence per A buon diritto, ha analizzato le problematiche legate ai decreti flussi, evidenziando il ruolo chiave dell’accesso civico generalizzato nella campagna Ero Straniero. Lanciata nel 2017, la campagna mira a riformare la gestione dei flussi migratori e ha utilizzato il FOIA per portare alla luce zone d’ombra normative e casi di sfruttamento lavorativo. Tra le questioni emerse, la sanatoria del 2020 è stata oggetto di analisi approfondite grazie a richieste di accesso periodiche, rivelando ritardi e inefficienze nel processo. Un grave problema è la mancanza di comunicazione tra le amministrazioni, che rende difficile ricostruire il percorso di un lavoratore, dal nullaosta al rilascio del visto e all’inserimento lavorativo. L’assenza di dati chiari e coordinati ostacola il monitoraggio e alimenta l’incertezza sui flussi migratori.
Il seminario è stato organizzato con il supporto di Maristella Cacciapaglia, ricercatrice post-doc presso l’Università degli Studi di Milano, che ha moderato il seminario insieme alla Professoressa Paola Bonizzoni. Le riflessioni conclusive sono state affidate al Professor Maurizio Ambrosini che ha sottolineato come il lavoro della società civile in Italia sia spesso ridotto alla dimensione del soccorso e del volontariato, mentre il ruolo dell’advocacy nella tutela dei diritti è sottovalutato e meno riconosciuto rispetto ad altri paesi. Un altro limite del dibattito italiano è la scarsa partecipazione diretta delle associazioni di migranti, che faticano a ottenere voce e spazi di rappresentanza a causa di ostacoli istituzionali e sottofinanziamento. Questo riflette una discriminazione strutturale che limita la capacità di azione e aggregazione delle comunità immigrate. Secondo Ambrosini, quel che serve è quindi un maggiore coordinamento tra soggetti dell’advocacy, università e attivismo sociale per rafforzare le alleanze e costruire un movimento più inclusivo ed efficace nella difesa dei diritti.