Il volontariato come palestra di competenze e cittadinanza
Lo studio NOI+ scatta un’immagine nitida: chi fa volontariato non aiuta solo gli altri, ma trasforma sé stesso. Crescono soft skills, senso civico, fiducia negli altri e capacità di lavorare in gruppo. Un patrimonio che si riflette nella vita quotidiana, nel lavoro, nella comunità.
Ci sono luoghi in cui si entra per dare una mano e si scopre, quasi senza accorgersene, di aver imparato qualcosa su di sé e sul mondo. Il volontariato è uno di questi. Non è solo tempo messo a disposizione, ma un laboratorio vivo dove si allenano competenze relazionali, capacità di ascolto, problem solving e – parola forse abusata ma più che mai attuale – cittadinanza attiva.
Lo racconta con chiarezza la pubblicazione “Analisi e innovazione dei processi formativi del Terzo settore: competenze strategiche dei volontari”, seguito del progetto “NOI+ – Valorizza te stesso, valorizzi il volontariato”, promosso da Forum Nazionale del Terzo Settore e Caritas Italiana, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, a uno dei più rilevanti studi italiani sull’impatto del volontariato sulle competenze personali e sociali. La ricerca mostra come l’impegno in un’associazione, in un gruppo informale o in un progetto civico attivi un effetto moltiplicatore: più ci si mette in gioco, più si sviluppano abilità essenziali nella vita professionale e nella partecipazione civica.
Le soft skills che crescono (e che servono)
Dallo studio emergono alcune competenze che i volontari riconoscono come parte del loro percorso:
- Lavoro di squadra: imparare a collaborare con persone diverse per età, background, idee
- Empatia e ascolto: mettersi nei panni dell’altro, leggere i bisogni, adattare il proprio modo di comunicare
- Autonomia e responsabilità: gestire attività, prendere decisioni, “esserci” quando serve
- Risolvere i problemi: improvvisare soluzioni creative, leggere le situazioni complesse, affrontare gli imprevisti
- Comunicazione: raccontare, mediare, spiegare, dialogare con pubblici diversi.
Sono abilità che nelle aziende si chiamano soft skills, ma che nel volontariato sono tutt’altro che “soft”: sono il motore delle relazioni e del cambiamento concreto.
Dalla competenza alla cittadinanza attiva
Il volontariato, secondo la ricerca, produce un effetto ancora più profondo: rafforza il legame con la comunità.
Chi dedica tempo agli altri sviluppa:
- maggiore fiducia negli altri
- più partecipazione civica (informarsi, votare, prendere parte alla vita pubblica)
- un più alto livello di auto-efficacia, la sensazione di poter incidere davvero
- una visione più aperta e cooperativa delle relazioni sociali
È una sorta di “palestra di democrazia”: operare in gruppo, leggere i bisogni, contribuire a migliorare un pezzo di città sono esperienze che cambiano lo sguardo. Aiutano a sentirsi parte del noi, non solo dell’io.
Volontari e lavoro: un valore che le aziende iniziano a vedere
Uno degli elementi più interessanti dello studio è il ponte tra volontariato e mondo professionale. Sempre più aziende riconoscono l’esperienza volontaria come indicatore di maturità, affidabilità e competenze relazionali.
Il volontariato racconta un modo di stare al mondo: la capacità di collaborare, di assumersi responsabilità, di gestire conflitti e imprevisti. È un “curriculum parallelo” che oggi parla più forte di molte certificazioni.
Una generazione che cerca senso
Dai giovani emerge un dato che colpisce: chi fa volontariato sente di crescere personalmente e di avere un ruolo attivo nella società. Non solo per “fare bene”, ma per sentirsi parte di qualcosa che conta.
Per molti, l’impegno è un antidoto alla disillusione: un modo per scoprire che il cambiamento non è un concetto astratto, ma una serie di gesti concreti.
In fondo, cosa resta?
La ricerca suggerisce che il volontariato non costruisce solo competenze: costruisce persone. Persone che sanno mettersi in gioco, ascoltare, collaborare, guardare la città con occhi più attenti e più liberi.
In un’Italia attraversata da trasformazioni sociali e climatiche, queste competenze sono forse il bene comune più prezioso.
I dati chiave della ricerca
| Ambito analizzato | Dato principale | Che cosa significa |
|---|---|---|
| Partecipazione al sondaggio | Tra 9.000 e 10.000 volontari coinvolti | Una delle indagini più estese mai condotte in Italia sulle competenze del volontariato |
| Titolo di studio volontari | Oltre il 60% ha diploma o laurea | Il volontariato attira persone con livello formativo medio-alto |
| Competenze più sviluppate | 1) Problem solving 2) Teamwork 3) Comunicazione empatica 4) Gestione del tempo |
Il volontariato rafforza soft skills preziose anche nel lavoro |
| Cittadinanza attiva | 85% dichiara aumento del senso di responsabilità verso la comunità | Il volontariato come “scuola civica” |
| Cambiamento personale | 7 volontari su 10 riportano aumento dell’autostima | Il volontariato produce trasformazione identitaria oltre che sociale |
| Competenze professionali acquisite | 52% ha imparato abilità utili anche nel lavoro | Il volontariato come “palestra professionale” (eventi, coordinamento, gestione conflitti) |
| Giovani | Crescente interesse per competenze digitali e climate action | Il nuovo volontariato guarda a sostenibilità e tecnologie |
| Formazione | Organizzazioni strutturate offrono percorsi più efficaci | La qualità dell’esperienza è legata alla qualità formativa degli enti |
| Bisogno delle organizzazioni | Competenze trasversali prioritarie rispetto a competenze tecniche | Le OdV cercano volontari capaci di lavorare in gruppo e comunicare |
| Percezione di utilità sociale | 90% sente di contribuire alla propria comunità | Il volontariato resta un fattore chiave di coesione sociale |
Informazioni sullo studio
Titolo: Analisi e innovazione dei processi formativi del Terzo settore: competenze strategiche dei volontari
Promotori dell’indagine: Forum Nazionale del Terzo Settore e Caritas Italiana, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre
Presentazione pubblica: 28 aprile 2025 presso l’Università Roma Tre
Obiettivo dello studio: mappare e analizzare le competenze trasversali (soft skills) che le persone acquisiscono attraverso l’attività di volontariato. Favorire il riconoscimento formale di queste competenze — in ambito scolastico, lavorativo e sociale — come previsto dall’Codice del Terzo Settore
La ricerca ha coinvolto un campione molto ampio: circa 10.000 volontari su scala nazionale.
📄 Dove scaricare il rapporto completo
Il PDF completo dello studio è pubblicato sul sito del Forum Nazionale del Terzo Settore.

